La nascita di un figlio è una cosa meravigliosa perché (tra le tante altre cose) cambia completamente le tue abitudini, i tuoi punti di vista, le tue prospettive. Cambiano le tue “to-do-list”. Per chi ha un hobby, un’attività, un demone dentro a cui badare, tutto questo può anche spaventare.
Ma se si inizia ad aver paura, allora poi non si combinerà più nulla. L’idea che per poter scrivere (ma anche cantare, dipingere, quel che vi pare) si debba fare una vita da reclusi/maledetti/single/scapestrati/ubriachi che si svegliano alle due di notte fulminati dall’idea del secolo, è una stronzata. La propria passione va coltivata e sviluppata sudando sangue e sudore ogni singolo giorno, prendendola seriamente e considerandola come un lavoro, sforzandosi quindi di dedicarle sempre un po’ di tempo. Anche quando non vi va. Solo così si riuscirà veramente a combinare qualcosa. E non è facile, no assolutamente. Tutti i giorni si deve dedicare almeno un po’ di tempo al demone, anche fossero solo dieci minuti, ma deve essere tutti i giorni. Provateci e scoprirete che è davvero difficile, e che ci vuole molto tempo. Le grandi opere non nascono in una notte, ma in mesi di duro lavoro.
Se invece siete convinti che, per dare il massimo, dovete per forza vivere con nient’altro che voi stessi e la vostra ossessione, allora non fate figli, non vi sposate, non vi fidanzate, non uscite con gli amici, insomma in una parola non vivete. Per carità sono scelte, ognuno è padrone di fare quello che gli pare. Magari per qualcuno funziona. Ma guardatevi intorno, il mondo è pieno di artisti felicemente sposati e magari con prole. Forse voi non lo sapete, perché quella scatola diabolica che trasmette immagini parla solo di disgrazie e di gossip di merda, quindi solo di cose che “fanno notizia”. Ma a fronte di Brad Pitt che divorzia (Estiqaatsi) esistono attori, scrittori, musicisti che riescono a far convivere la propria vocazione con una vita normale. Tolkien era un tranquillo professore di Oxford, sposato e padre di quattro figli. Ha inventato il mondo fantasy per eccellenza, quello del Signore degli Anelli, che è diventato la pietra di paragone per qualsiasi opera fantasy. Nessuna vita di eccessi e pazzie. Stephen King, comunemente noto come “re dell’horror”, creatore dei più spaventosi incubi della letteratura moderna, vive una normalissima vita con una normalissima moglie, e ha tre figli. Dan Simmons, maestro del fantastico, capace di passare dalla fantascienza all’horror e creare capolavori in ogni campo, è sposato, con una figlia. Sono solo esempi, è chiaro, i primi che mi sono venuti in mente.
Ma come sono arrivato a questo discorso? Be’ forse ci sono arrivato per dire a me stesso “dai, ce la puoi fare, non mollare”. È chiaro che il fatto che sia possibile continuare a coltivare le tue passioni, mentre tuo figlio decide di provare l’estensione della sua voce, per capire a quante ottave può arrivare, ecco, sì, è possibile farlo… ma non vuol dire che sia anche facile! (Ah, comunque Freddie Mercury aveva un’estensione di quattro ottave, tanto come paragone). Sì insomma, forse questo post serve per darmi un po’ di carica e condividere con qualcuno le sensazioni di questi giorni, veramente pieni. E poi riflettevo sul fatto che, vedete, una volta avevo taccuini con trame, idee, personaggi. Oggi a fianco di quei taccuini mi ritrovo quaderni con frequenze di cacche, pesi, poppate… e in casa girano discorsi che vertono sul colore della cacca, sui problemi dell’allattamento, su quanto i bambini possano essere paraculi già a due mesi (giuro che è così), e così via. Quindi ho il cervello in subbuglio, che passa dalle riflessioni sui personaggi del nerd-romanzo in revisione, a quelle sul miglior modo per riuscire a tagliare le unghie a un neonato… e trovo tutto ciò estremamente divertente!
La bara per il vampiro del duemila... Très chic! |
Altri effetti collaterali dell’avere un figlio? Ora la mia macchina è più alta di una mezza metrata, perché ho comprato un box portatutto. Fico detto così, eh? In realtà in gergo viene chiamato, poco affettuosamente, “sarcofago”. Però oh, che ci volete fare, è comodo. Poi di solito l’effetto “bara” è dato da quei cosi lunghi che i fighi si comprano per metterci gli sci. Il mio è più tozzo, perché (a parte il fatto che non so sciare) cercavo qualcosa per metterci, banalmente, più bagagli possibile. Eh, voi capite che già la riempivo prima, la macchina, che per colpa del ciambellone GPS, nel portabagagli dietro c’entra al massimo qualche scatola di stuzzicadenti. Ora che c’è anche il piccolo Yeti (mio figlio, a malapena due mesi di vita, ha già 41 di piede) con la carrozzina e i suoi accessori… Insomma che dovevo fare? La macchina è brutta? Ha perso aerodinamicità? Sticazzi, mica faccio il pilota. Il sarcofago è comodo. Punto. E poi ora ho tutto lo spazio che mi serve per poter caricare montagne di ortaggi, frutta, formaggi, salumi, insomma quintali di prelibatezze, regalate dai parenti acquisiti, notoriamente generosi. “Non si sa mai, prendi un altro po’ di arance, ma dai ancora un po’ di pomodori e, aspetta, che abbiamo fatto la soppressata, dai, giusto un paio. E il formaggio del contadino, mica lo vorrai lasciare qui? Oh, adesso vediamo, dunque… Il vino dove lo mettiamo?”
Mi son perso, da dove ero partito? Ah sì, figli e demoni. Allora, questo sproloquio per dire che, nonostante gli impegni dovuti al nuovo capo (già discretamente tirannico ad appena due dodicesimi di anno di età) la revisione del nerd-romanzo prosegue. Per dire, in sostanza, questo: non mollate mai la vostra passione. Rallentare sì, è inevitabile, ma non vi fermate mai, come dice Confucio.
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