La fissazione tutta italiana sul cosiddetto infodump
porta a risultati che IMVHO (come dicevamo noi vecchietti ai primi
tempi di internet) possono essere disastrosi. Risultati che, per carità,
magari possono piacere ai bacchettoni nostrani della letteratura, sì ma
poi? Una scena deve essere mostrata, non raccontata, come amano dire i
professoroni.
Costoro si rivendono la regola anglosassone show don't tell. Certo, la regola è validissima: mostrare, non raccontare. Però attenzione, come cantavano Latte e i Suoi Derivati,
"dipende tutto dal contesto". Spesso, nella narrativa uscita dalle
nostre (sacre) scuole di scrittura, non si capisce un cazzo, perché gli
aspiranti autori vengono tartassati da questa regola e viene loro
vietato in tutti modi qualsiasi cosa puzzi anche lontanamente di
infodump. E ogni eccesso, come in tutti i campi, alla fine è
controproducente.
Risultato? Facciamo un
salto in libreria e ci accorgiamo che molti lettori nostrani snobbano
gli autori italiani e preferiscono approdare su lidi stranieri, per
leggere storie di cui finalmente riescono a seguire il filo. Magari tellate e non showate ma, cazzo, di cui si capisce qualcosa.
Va
bene, ma cos'è sto infodump, facci un esempio. E io ve lo faccio un
esempio, state tranquilli. Ecco qua un paio di brani tratti da un libro
che ho letto qualche tempo fa:
Quella era una zona dove le sparatorie erano all'ordine del giorno, ma la mia Lincoln era un'auto corazzata. L'avevo comprata usata dalla vedova di un membro del cartello di Sinaloa che era stato assassinato. Le portiere erano rinforzate e i finestrini, formati da tre strati sovrapposti di vetro laminato, erano a prova di proiettile...
Nonostante la prima
udienza consistesse essenzialmente nell'indicazione dei capi d'accusa e
costituisse il punto d'inizio del processo, rappresentava anche il
momento più opportuno per richiedere la libertà su cauzione. [...] La
legge autorizzava la libertà su cauzione, ma in caso di omicidio la
cauzione arrivava a cifre spropositate, irraggiungibili per una persona
comune. La mia cliente era una madre single, senza lavoro e con una
minaccia di pignoramento che incombeva sul suo futuro. Una cauzione
milionaria significava che non sarebbe uscita di prigione.
Notato niente? I brani
sono pieni di informazioni che vengono date dal protagonista
direttamente al lettore, per fargli capire meglio la situazione. Ma non
c'è nessuna scena in atto, queste informazioni non vengono fuori a
seguito di dialoghi con qualcuno o con qualche azione che accade.
Vengono fornite direttamente, raccontate, appunto, non mostrate.
L'autore ha bisogno che il lettore venga a conoscenza di come è fatta la
sua auto (nel primo brano) e del funzionamento di alcuni aspetti di un
processo legale (nel secondo) e non ha trovato un modo migliore di
comunicarlo.
Ora, se tu fossi un
aspirante scrittore italiano, e presentassi questi brani a un editor, ti
sputerebbe in faccia, ti direbbe che è tutto infodump, ti barrerebbe i
brani con una penna rossa e ti direbbe di riscriverli in modo diverso.
Be', sappiate che i brani precedenti sono tratti da Il quinto testimone,
di Michael Connelly, uno dei più grandi autori americani di legal
thriller, uno scrittore che vende milioni di copie. Tradotto in
trentasei lingue.
Ma che non supererebbe la scrivania di un qualsiasi editor italiota.
Certo, possiamo essere d'accordo che i romanzi privi di infodump, più mostrati e meno raccontati, siano letterariamente superiori, ma... Punto Primo, a quanti lettori gliene frega qualcosa? Punto Secondo, quanta strada possono fare questi capolavori?
Facciamo un altro esempio. Qui di infodump non vi è traccia:
Il cielo sopra il porto era del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto.
- Non è che mi faccio
- disse qualcuno mentre Case si faceva largo a spintoni tra la calca
per infilarsi dentro il Chat. - Solo che all'improvviso il mio corpo ha
una drastica carenza di droga. - Era un accento da Sprawl, in una delle
espressioni più tipiche dello Sprawl. Il Chatsubo era un bar per
espatriati di professione: potevi andarci a bere per una settimana di
seguito senza mai sentire due sole parole in giapponese.
Ratz si stava
occupando del bar, e il suo braccio meccanico si muoveva con scatti
sempre uguali mentre riempiva un vassoio di Kirin alla spina. Appena
vide Case gli sorrise.
Questo è l'incipit di Neuromante, di William Gibson, un capolavoro. Ma tra di voi ci saranno due possibili reazioni a questa affermazione:
A) Neuroche? mai sentito.
B) Chiaro, è uno dei capolavori della Fantascienza, l'origine di un intero genere, il Cyberpunk.
Se siete del tipo B,
probabilmente l'avrete riconosciuto già alla prima frase. Ma, visto il
tema di questo post, mi interessa di più esaminare il tipo A. Perché Neuromante
è sì un capolavoro, ma di difficile comprensione. Perché? Be',
esaminiamo come esempio il brano riportato. Dove siamo? Il cielo sopra
il porto, sì ma quale porto? Che cos'è lo "Sprawl"? Kirin alla spina?
Che roba è? L'autore ci proietta nel bel mezzo della storia, senza
preoccuparsi di darci qualche informazione preliminare.
Neuromante è una
storia futuristica, con realtà virtuali, intelligenze artificiali, mega
corporazioni, hacker che si intrufolano nei sistemi di sicurezza.
Tutto questo usando una
terminologia mai sentita prima (durante la lettura vi chiederete che
cosa cazzo sia mai un "simstim"), mostrando gente che dialoga tra loro
parlando senza
curarsi di fornire al lettore spiegazioni su termini e avvenimenti che
per i protagonisti sono assodati, ma non per il lettore. Come è giusto che sia, secondo la già citata show don't tell. Ah, e tutto questo veniva pubblicato nel 1984, quando la cultura generale informatica era pressoché zero.
Immaginate di ascoltare un dialogo tra matematici, o tra fisici. Ecco, chiaramente non ci capireste niente.
E allora? Come ha fatto a
diventare un capolavoro? E' presto detto. Perché un romanzo di questo
tipo richiede un grande sforzo da parte del lettore all'inizio, poi man
mano che si prosegue la lettura la terminologia, i dialoghi e gli eventi
acquisiscono significato. I fili si ricollegano, e si scopre che quella
storia è davvero un capolavoro.
Che però non raggiungerà
mai la piena notorietà di un bestseller al di fuori della cerchia dei
lettori di Fantascienza. E qui siamo al Punto Secondo, ovvero dove
possono arrivare queste storie. Be' secondo me per quanto geniali e
letterariamente superiori, queste storie raggiungeranno un pubblico che
non sarà mai vasto quanto un parco lettori come quello di un qualsiasi
Connelly.
E guardate che lo dico da adoratore di Neuromante,
della Fantascienza, e delle storie scritte bene. Ma la realtà è questa.
Scrivete pure secondo quello che dicono i professoroni dello show don't tell, ma intanto sappiate che è molto
difficile farlo bene; e poi non vi lamentate se sarete osannati dai
critici ma sconosciuti al pubblico. Dipende solo da voi e dal vostro
stile quanti lettori riuscirete a raggiungere. Questo perché, e qui
siamo al Punto Primo della questione, ai lettori non gliene frega nulla
di infodump e qualità letteraria.
I lettori non sanno nemmeno che vuol dire infodump; vogliono solo una buona storia, che sia coinvolgente e con personaggi interessanti.
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