giovedì 2 novembre 2017

Fantastoria

Disegno di Jennifer Mei
Allora attenzione, udite udite urbi et orbi. Dunque io sottoscritto Fulvio Zorzer propongo una definizione ufficiale per il vocabolo di cui al titolo di codesto post. Intendo quindi con Fantastoria definire un genere dove sia presente una ambientazione storica, in cui vengano inseriti componenti di fantasia, intesa nel senso più ampio del termine. Inclusi per esempio (ma non limitandosi a) elementi di fantascienza, fantasy o horror.

Dite che già esiste questo genere? Be’ sì e no. Esistono storie con queste caratteristiche, ovviamente. Ma secondo me al momento non esiste una definizione unica abbastanza ampia che ne comprenda tutte le varianti. Ci sono cioè dei generi diversi, che secondo la mia modesta opinione potrebbero essere riuniti sotto il “macrogenere” Fantastoria. Prendiamo per esempio l’ucronia.
Nella lingua italiana il termine ucronia indica tipicamente un genere basato sulla premessa che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale (https://it.wikipedia.org/wiki/Ucronia). Mi sta bene, è senz’altro un connubio di Storia e fantasia, ma è limitato a questo ambito, cioè a un certo punto la Storia ha preso una strada diversa da quella conosciuta, e lo scrittore prova a immaginarne le conseguenze. Leggendo la definizione di wikipedia, vediamo che a ucronia vengono associati anche diversi termini, tra cui allostoria (praticamente mai usato da nessuno) e anche proprio fantastoria, però anche questo mai usato, e comunque non nel senso più vasto che intendo io. Questi termini infatti vengono usati come sinonimi di ucronia. Sempre sulla stessa voce di wikipedia è presente anche il concetto di storia alternativa, ma sinceramente non trovo nemmeno questo termine abbastanza inclusivo; perché suggerisce sì una Storia “altra” da quella che normalmente si conosce, ma, anche qui, suggerendo un concetto di diversità relativo a qualche evento storico che a un certo punto ha preso una piega diversa. Insomma è presente in questa voce proprio perché inteso, ancora una volta, come sinonimo di ucronia.
Veniamo ora alla controparte inglese del termine, alternate history. Ecco, questo concetto, in inglese (https://en.wikipedia.org/wiki/Alternate_history) è molto più ampio, include più varianti partendo da un contesto storico, e mi sento di dire che sarebbe proprio la giusta traduzione per quello che intendo io con Fantastoria. Per esempio nella wiki di questa voce c’è una sezione dove si parla di alternate history in contemporary fantasy genre. Cioè vengono esplorate quelle ambientazioni dove la storia alternativa si mescola col fantasy. Viene citata, per dire, la serie di Temeraire di Naomi Novik, ambientata durante le guerre napoleoniche, ma dove esistono anche i draghi. E anche la serie Dr Strange e Mr Norrell di Susanna Clarke, che si svolge in un regno di Inghilterra dove la magia esiste. Quindi il concetto inglese di alternate history è piuttosto esteso. Ma il suo equivalente italiano, appunto ucronia, non lo trovo altrettanto inclusivo. In italiano il termine ucronia è molto appropriato per storie che combinano fantascienza e Storia, ma di solito il campo si chiude qui. Se usiamo questo termine rimarrebbero fuori tante varianti dove la Storia si combina magari con il surreale, il weird, il soprannaturale, l’horror, il fantasy. Storie che invece rientrerebbero pienamente nella mia definizione di Fantastoria. Un esempio di horror? Pensate a quella bellissima ambientazione di gioco chiamata Sine Requie. Seconda guerra mondiale e non-morti. Storia e horror dunque. Fantastoria.
Disegno di Sergio D'Innocenzo
Riguardo il connubio fantasy e Storia, c’è un genere specifico, il fantasy storico, talvolta detto anche fantastorico (un aggettivo però che in questo caso rimane limitato al fantasy).

Tirando le somme trovo quindi che il termine Fantastoria sia il più adatto a descrivere quanto dicevo all’inizio, cioè una ambientazione storica in cui si inserisca un elemento fantasioso inteso in senso più allargato. A questo punto generi come steampunk, ucronia, fantasy storico, si possono considerare , In My Very Humble Opinion (come dicevamo noi vecchi del web) come varianti della Fantastoria.
Tutti questi generi che ho citato, se ci pensate, hanno una cosa in comune: la Storia, quella con la S maiuscola. E allora possiamo dire che appartengono tutti a un “macrogenere” che possiamo definire come Fantastoria? Io dico di sì. Allo stesso modo in cui l’elemento distintivo della Fantascienza è la Scienza (Scienza + Fantasia), così nella Fantastoria l'elemento distintivo è la Storia (Storia + Fantasia). Chiaro no?

Oh, quindi io l'ho messo nero su bianco, eh. Sai com'è, dovesse uscire domani una qualche disputa legale o anche semplicemente filosofico-letteraria sul termine “Fantastoria”, rivendico la mia definizione. Che poi non è che rivendico la paternità del termine, che già esiste. È che voglio darne una definizione più ampia e accurata di quella attuale.
Sarà che negli ultimi tempi ho realizzato che è proprio questo il genere che mi piace. Quello che coniuga le mie passioni per la Storia e il Fantastico, unendoli in un’amalgama che trovo irresistibile. Non per niente, come vi avevo già accennato tempo fa, il progetto più importante a cui sto lavorando è un romanzo ambientato nell'antica Roma, “contaminato” però da alcuni elementi fantastici. Ma la cui pubblicazione vedrà la luce tra un bel po’ di tempo. Nel frattempo cerco di dilettarmi anche con scritti di respiro più breve. Che guarda caso posso definire appieno fantastorici. Insomma credo di aver trovato il “mio” genere. Per esempio il mio ultimo racconto, Un fulgido esempio di malvagità, vi rientra a pieno diritto (lo potete leggere online qui). Ed è praticamente pronto un altro racconto fantastorico, che conto di presentare qui molto presto. Mentre alla base del racconto precedente c’era il Congo di inizio Novecento, questa volta il periodo, caro lei, è quando c'era lui. Attenzione quindi, perché oggi la questione è più che mai delicata. Perché sentite un po' qua, di recente un tizio di quelli seduti in parlamento a scaldare le sedie, un tale che si chiama come un comune in provincia di Roma, se ne è uscito con una stupida legge, che in pratica dice che se voi mostrate una svastica o un fascio littorio… allora siete dei nazifascisti violenti pericolosi brutti e cattivi e no, non si fa! Multa, arresto, prigione, in galera via!
Peccato che… ecco peccato caro signor parlamentare, che c’è una cosa chiamata Storia, che esiste, mi permetta, da molto più di lei (sì esisteva già anche quando c'era lui). Ed esiste altresì una cosa chiamata narrativa (ma probabilmente in parlamento non sapete cos'è) che, guarda un po', racconta storie… e anche Storia. E a volte è ambientata proprio anche, caro lei, quando c'era lui. Il fatto che qualcuno, e nella fattispecie anche il sottoscritto, scriva un racconto ambientato quando il fascio andava per la maggiore, non rende automaticamente me (o chi lo legge) un nazifascista violento pericoloso ecc ecc.
A qualcuno questo sembrerà un chiarimento superfluo ma vi assicuro che visti i tempi non lo è. Diceva Tacito: “Maggiore è la degenerazione della Repubblica, più numerose sono le sue leggi”. E noi, signori, siamo degenerati un bel po’. Perché poi il problema è che le leggi possono essere interpretate. Una volta che la parola la metti per iscritta, bisogna fare molta attenzione. Non tutti la intendono nello stesso modo. Facciamo un test: siete sulla metro e vedete accanto a voi un tizio che sta disegnando una svastica su un quaderno. Pensate subito che sia un pericoloso nazista? Allora mi spiace per voi ma vuol dire che non avete immaginazione.
Magari è un illustratore, che sta facendo lo schizzo di un lavoro che gli ha commissionato una rivista di Storia. O forse è un fumettista che abbozza una tavola. E allora se una legge dice che è vietato raffigurare svastiche, come facciamo a distinguere il nazista da un semplice disegnatore?


Vedete? Il mondo è complesso, le persone sono complesse. È difficile capire la verità dando solo un’occhiata. Ma c’è chi ha sviscerato il problema molto meglio di me, se volete approfondire vi consiglio questo articolo (http://www.fantascienza.com/22817/ma-adesso-the-man-in-the-high-castle-e-illegale).
Dicevo quindi che la questione oggi è delicata. C’è una sorta di damnatio memoriae in giro per il mondo. Avete tutti presente cosa ha fatto l’ISIS in certi siti archeologici. Ma senza considerare questi estremisti, guardiamo anche a culture un po’ più vicine a noi: quei fresconi degli americani stanno buttando giù i propri monumenti, e qualche idiota italiota pensa di fare lo stesso da noi (la sudditanza agli USA, anche psicologica, è un male molto diffuso, in Italia). Be’ io dico che un popolo che rinnega il proprio passato è un popolo che rinnega se stesso. Un popolo che ha paura del passato è un popolo incapace di affrontare il futuro. Un popolo che cerca di nascondere il passato, che cerca di rimuoverlo dalla memoria, è uno struzzo che mette la testa sotto la sabbia. È un popolo che non ha imparato niente.
Mi fermo qui, ci vediamo presto con il prossimo racconto di Fantastoria.

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