Scrittori a tempo pieno, part-time, professionisti, che lo fanno per hobby, che mirano a diventare autori famosi in tutto il mondo o che si accontentano di un blog o poco più; pubblicati, auto-pubblicati o non-pubblicati.
Credo che tutti i tipi di scrittori abbiano una cosa in comune. Non so bene definirla, ma è come una specie di molla che hai dentro, qualcosa che ti preme sulla corteccia cerebrale e che devi buttare fuori per forza, altrimenti impazzisci.
Cioè se non lo fai per troppo tempo stai male davvero, anche fisicamente.
Ma perché siamo così? (Scusate, mi definisco "scrittore" nel senso inteso in questo post, ovvero uno che sente il bisogno irrinunciabile fisico e mentale di scrivere, so benissimo che gli scrittori veri sono quelli che lo fanno di professione). Io non so se riuscirò mai a dedicare alla scrittura tutto il tempo che vorrei, non so se riuscirò mai a pubblicare tutto quel che ho in mente di pubblicare. So però per certo che non smetterò di scrivere, probabilmente mai. Perché?
Lo scrittore non può non scrivere. Gli è fondamentale per vivere. Lo scrittore riversa negli scritti passioni, amori, odi, sentimenti su tutto ciò che vive personalmente o che vede, e che non può magari esternare realmente. Discorsi che vorrebbe fare ma non può, discussioni che si immagina nella sua testa, sfoghi su questo e quello, storie d'amore sognate e mai vissute, vendette immaginate e mai potute realizzare. Idee su politica, religione, società... Lo scrittore è un represso? Non lo so, ma almeno su certe cose è una persona che ha trovato un modo originale di sfogarsi. Ma considerate pure un altro aspetto; lo scrittore è uno a cui piace anche divertirsi, e parecchio, con la mente. Immagina situazioni, personaggi, a volte interi mondi.
È una passione che credo non abbia eguali, stranissima e meravigliosa e che "purtroppo" ti rompe le palle a tempo pieno; la voglia di scrivere ti prende sempre, anche nei momenti meno opportuni, tipo quando dovresti dormire, oppure a un matrimonio o al lavoro. Vedi qualcuno, senti una frase, vivi un qualcosa e ti scatta la molla di scriverci una storia su. Dico “purtroppo” perché, a meno che tu non sia in effetti uno scrittore professionista, è improbabile che tu poi riesca a dedicare le giuste attenzioni a quella molla che è scattata. Le incombenze quotidiane sono lì a bloccare la stesura del tuo prossimo racconto o romanzo. È un qualcosa di così frustrante che penso possa capire solo uno scrittore.
Eppure nonostante tutto non smetti di scrivere, perché non puoi. Allora magari prendi un appunto veloce, promettendoti di tornarci in seguito. Magari poi non lo farai, perché scopri che quella grande idea che ti era sembrata così buona, in realtà non lo era. O magari invece ci tornerai davvero, il giorno dopo, o magari dopo un mese, o addirittura anni, e quella storia la scriverai.
Le storie nascono così.
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